Musica organistica nella Liturgia
”Magnificat”
                  – Missæ cum organo
                
                «Vi è uno strumento
                  proprio di chiesa, che abbiamo ereditato dagli antichi; questo
                  è l’Organo: grandezza e maestà ammirevoli l’hanno fatto degno
                  di associarsi alla Sacra Liturgia, e per accompagnare il canto
                  e per gli intermezzi1». Il Concilio Vaticano II
                  afferma: «Sia in grande onore l'organo a canne come strumento
                  musicale tradizionale, il cui suono è in grado di aggiungere
                  mirabile splendore alle cerimonie della Chiesa e di elevare
                  potentemente gli animi a Dio e alle realtà superiori».
                Spesso molti talenti e
                  molti strumenti ammirevoli vengono lasciati tacere, perdendo
                  la grande occasione di rendere maggior Gloria a Dio e di
                  innalzare a lui i nostri cuori. Tuttavia è anche vero che
                  l’organo trova la sua ricchezza, anche per il suo nutrito
                  repertorio, all’interno della vita liturgica della Chiesa.
                «La musica liturgica
                  dev’essere sommessa: il suo scopo non è l’applauso ma
                  l’«edificazione». Corrisponde esattamente alla sua natura il
                  fatto che, nella disposizione delle cantorie nella casa di
                  Dio, l’esecutore – diversamente dalle sale di concerto –
                  rimane per lo più invisibile2». Ancora il card.
                  Ratzinger afferma: «[…] ritengo infelice l’espressione del
                  “libro dei ruoli” liturgico. […] tale libro svolge il suo vero
                  compito solo se nella preghiera spoglia l’uomo dei suoi ruoli,
                  lo pone personalmente, svelatamente davanti al suo Dio e in
                  tale modo libera in lui lo spazio in cui solamente noi
                  possiamo veramente comunicare. Anche la preghiera comunitaria,
                  liturgica deve mirare a che si preghi veramente, cioè che noi
                  non ci parliamo l’un l’altro, reciprocamente, ma parliamo
                  invece a Dio e davanti a Dio; in questo caso ci parliamo anche
                  reciprocamente nel modo migliore e più
                  profondo. Questo significa che nel campo della partecipazione
                  liturgica (che nella sua dimensione più profonda dovrebbe
                  essere partecipatio Dei, partecipazione a Dio e quindi alla
                  vita, alla libertà) l’interiorizzazione ha la precedenza3».
                «La voce dell’organo
                  liturgico è voce di preghiera, dolce, calma, serena; il suo
                  grido non è l’urlo dei combattenti, ma il pietoso lamento di
                  crede e spera; deve quindi conciliare devozione e invitare a
                  raccoglimento. Quando l’organista si accinge a porre le mani
                  sul mirabile strumento, deve pertanto ricordare che la
                  missione è santamente educatrice e, rivolgendo in alto i suoi
                  pensieri, deve pregare anche lui4».
                Perciò “il re degli
                  strumenti” più che esibirsi in concerti veri e propri, trova
                  la sua più alta espressione all’interno della liturgia della
                  Chiesa. Così infatti si trova nel suo contesto di aiuto
                  liturgico, per elevare gli animi a Dio e al più grande mistero
                  che si celebra sulla terra, nella Santa Messa. Il suono
                  dell’organo abbraccia l’animo dei fedeli, strappandoli dalle
                  fatiche, preoccupazione e dolori della vita quotidiana, per
                  accompagnarli nella Liturgia e dunque nel raccoglimento in
                  Dio, nella meditazione dei suoi Misteri e del Suo Amore, nella
                  preghiera di lode, di ringraziamento, e di supplica.
                Pertanto in queste Messe
                  del "Magnificat" si lasciano momenti di espressione singolare
                  all’organo, oltre ad alcuni in cui si sostengono i canti che
                  la Liturgia prevede consoni ad accompagnarla (in particolare
                  il canto d’introito,
                  l’alleluia al Vangelo
                  e soprattutto il Sanctus; eventualmente
                    potrebbe esserci anche un breve
                    canto finale prima
                    del Postludio):
                · Preludio alla Messa (entro i 10-15 minuti -
                  preferibilmente introduttivo e meditativo, non con
                    fortissimi dando più fastidio che aiuto a chi si sta
                    introducendo alla Messa)
                · Offertorio (1'/1' e 30" - max 2 minuti)
                · Comunione (max 4-5 minuti)
                · Postludio dopo la Messa (max 10-15 minuti)
                ________________________________
                [1] Costituz. Apostolica “Divini cultus sanctitatem” di papa Pio
                XI
                [2] J. Ratzinger, La festa della fede, Jaca Book, 1983, pag. .
                [3] J. Ratzinger, La festa della fede, Jaca Book, 1983, pag. 67.
                [4] R. Casimiri
